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giovedì 12 marzo 2009
Cosa c'entrano i "bombi" con i serial-killer?
La questione è serissima. Il biologo Nigel Raine e la sua équipe alla Queen Mary University School of Biological and Chemical Sciences di Londra pensano che lo studio del comportamento dei bombi possa aiutare la polizia ad individuare l'ubicazione dei delinquenti seriali (o serial-killer).
La notizia, pubblicata dalla Royal Society journal Interface nel Luglio scorso, è stata proposta circa una settimana fa da molti quotidiani italiani. La rivista Geo, il mensile Gruner+Jahr/Mondadori ha intervistato direttamente il biologo Nigel Raine il quale ha affermato: "I bombi hanno un comportamento simile a quello dei criminali, per lo meno quando si tratta di nascondere il luogo della propria abitazione. I bombi non volano mai sui fiori che si trovano nelle immediate vicinanze del loro nido", spiega il curatore della ricerca. "Vanno invece in aree che si trovano al di là di una zona cuscinetto, in modo da non condurre eventuali nemici sulle tracce di casa. Allo stesso modo si comporta la maggior parte dei criminali".
I criminologi senza sapere nulla sugli spostamenti dei bombi già da anni utilizzavano il metodo del Geografic profiling (GP) per "stringere il campo" sui covi dei serial killer.
Il passo in avanti di Raine è quello di aver ideato un elegante esperimento che ha consentito di dimostrare la validità scientifica del GP, utilizzando come specie di studio i bombi, modello di gran lunga più semplice rispetto all'uomo.
Il disegno sperimentale si è svolto in ambiente di laboratorio e consisteva nel creare una disposizione di falsi fiori e registrare il percorso di volo dei bombi marcati individualmente (Fig. 1 e Fig. 2). L'analisi dei dati ha avuto successo nel risalire alle posizioni dei nidi. Così, proprio come questi insetti sociali creano una zona di protezione attorno ai loro nidi per ridurre il rischio di attacco di predatori e parassiti, i criminali si spostano con patterns comportamentali simili per sfuggire alla polizia. "Molte vittime si rinvengono nelle vicinanze della casa dei killer, ma non nell'area direttamente circostante, dove le probabilità di essere riconosciuti da qualche vicino sono elevate", spiegava Raine.
"Dopo aver messo alla prova il modello – concludeva il biologo – ci proponiamo di capire, attraverso ulteriori esperimenti, in che modo il metodo possa essere affinato dal punto di vista matematico". Fra gli scopi che si propone Raine vi è quello individuare le diverse strategie che gli animali possono utilizzare durante il foraggiamento.
Quali ulteriori implicazioni può avere la scoperta di Nigel Raine?
I biologi delle conservazione sanno dell'importanza che riveste la protezione delle aree in cui gli animali vivono o trascorrono la maggior parte del tempo per foraggiare. La comprensione del profilo geografico degli animali consente di fare predizioni sui luoghi in cui sono presenti importanti risorse di cibo per una determinata specie o una comunità, e di stabilire delle eventuali misure di conservazione per proteggerle.
Questo approccio è estremamente plastico e adattabile a tantissime specie animali, dagli insetti sociali (api, vespe, formiche...) fino ai vertebrati (uccelli, mammiferi quali pipistrelli, cetacei...).
Questa interessante ricerca rappresenta una scoperta importante nello scenario dell' eto-ecologia animale.
Allo stesso tempo, il lavoro di Nigel Raine e dei suoi collaboratori è solo uno dei tanti studi che dimostra come la ricerca scientifica sia uno strumento propulsore di conoscenza indispensabile per la vita dell'uomo e per le sue attività.