domenica 7 dicembre 2008

L’EDUCATA SEDUZIONE DEI VAMPIRI









(di Pietro Montedoro)

Non è solo “Twiligtht”, il film tratto dal best seller di Stephanie Mayer ad eccitare sensi e fantasia dei giovani, ora patiti solo di tecnologia. Da qualche tempo è un pullulare di vampiri, quelli non già annidati nei decrepiti castelli della Transilvania, ma nelle scuole e nei ginnasi degli Stati Uniti. E’ appena passata in tivù la serie della signorina Buffy, che faceva kebab di vampiri e di diavolacci, per trovare di nuovo sul piccolo schermo mostri che si mettono a difendere i più sciroccati del mondo. Tanto che a Milano per due weekend consecutivi si è di recente conclusa una mostra sulla figura del vampiro più noto, su Dracula, mentre a Bologna l’opera lirica tedesca “Der Vampyr” ha registrato un forte successo di pubblico. La televisione americana è oggi alle prese con la serie “True Blood” (arriverà presto anche in Italia) creata da Alan Ball, che narra di vampiri che possono nutrirsi non già di sangue umano, ma di liquido sintetico brevettato dai giapponesi. Cosa sta succedendo nel mondo dell’orrorifico? Una rivoluzione, anche se il prototipo del vampiro romantico, tristissimo ed emaciato, non sembra soffrirne molto. Basti a guardare in faccia Edward, il vampiro adolescente protagonista di “Twilight” che fa gridare ragazzine esaltate di mezza Europa. Piuttosto sembra che il fulcro dell’attività dei vampiri, cioè il loro desiderio passionale, stia effettivamente montando verso le fasce d’età adolescenziale e, nello stesso tempo, si voglia ingentilire il mostriciattolo di turno presentandolo nel fiore della giovinezza e della beltà. C’è smania di relativizzazione. Sembra che i nuovi eroi vampireschi ci vogliano avvertire che la linea di demarcazione tra il brutto e il bello, in campo etico: tra il male ed il bene, non è sempre netta e precisa.
Forse l’aspetto più attraente di queste storielle sta nel fatto che il sentimento tra i protagonisti sia destinato a rimanere a livello platonico. Le notti le passano avvinghiati l’uno all’altra, ma tutto finisce lì. E’ sotto certi aspetti la proposizione del mito medievale dell’amor cortese, della donna schermo irraggiungibile, della libido impossibile. Da secoli e secoli, come si vede, nihil sub soli novi. Anche in considerazione che, sotto il sole, i vampiri non ci vanno proprio.