lunedì 6 agosto 2012

SULL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE …QUESTA SCONOSCIUTA

“Molti sembrano certissimi che nessun calcolatore potrà mai essere senziente, cosciente, dotato di volontà propria, o in qualche altro modo “consapevole” di se stesso. Ma che cosa ci rende tutti così sicuri di possedere poi questa meravigliosa qualità? E’ vero che se c’è qualcosa di cui siamo sicuri, è proprio questo: “Io sono consapevole, dunque sono consapevole”. Ma cosa significano in realtà queste convinzioni? Se l’autoconsapevolezza significa sapere che cosa accade nella propria mente, nessun realista potrebbe sostenere a lungo che le persone abbiano molta intuizione, nel senso etimologico di “vedere dentro”. In effetti, le prove che noi siamo autoconsapevoli, cioè che possediamo qualche attitudine particolare a scoprire ciò che accade dentro di noi, sono davvero molto deboli”. 
Marvin Minsky

“L’opportunità di creare esseri intelligenti superiori agli esseri umani viene messa spesso in discussione,in quanto si dice che tali esseri non sarebbero dei servitori ma dei padroni.Noi riteniamo,al contrario,che sarebbe saggio dal punto di vista economico che i membri di specie evolutesi per via naturale costruissero dei robot intellettualmente molto superiori a se stessi. Ricordiamo che ogni ricchezza è in ultima istanza Informazione.Robot dall’intelligenza superiore aumenterebbero la quantità di Informazione a disposizione di una civiltà ben al di là di quanto potrebbero fare i soli sforzi dei creatori. La cooperazione tra robot superintelligenti e membri della specie che li ha creati, porterebbe ad un aumento della ricchezza disponibile per entrambi i gruppi, e la specie creatrice sarebbe più ricca con i robot che senza. Che la cooperazione tra due entità economiche A e B, con A superiore a B sotto tutti i punti di vista, comporti un miglioramento economico per entrambe, è una ben nota conseguenza della teoria del vantaggio relativo in economia.Noi esseri umani non dovremmo avere paura dei nostri discendenti robot più di quanto ne abbiamo di quelli fatti di carne e sangue, che un giorno l’evoluzione renderà diversi dall’Homo sapiens.Decisamente non sarebbe saggio attaccare o tentare di ridurre in schiavitù i robot intelligenti nostri discendenti. Non dimentichiamo che nel racconto originale Frankestein era inizialmente un essere gentile e generoso,diventato malvagio solo per lo spietato trattamento ricevuto dagli uomini”. (John D.Barrow & Frank J.Tipler – Il Principio Antropico; pag.587)
…io aggiungo semplicemente questo: Tutto vero, purché le cose vadano sempre per il verso giusto.
Le ricerche più recenti (nonché le rispettive applicazioni) nel campo dell’ intelligenza artificiale, atte alla realizzazione di robot umanoidi, implicano anche un miglioramento tecnologico in grado di fornire a queste “macchine” (un domani), una sorta di intelligenza emotiva sulla cui base possa svilupparsi ciò che comunemente chiamiamo: autocoscienza.Il discorso comunque qui si farebbe assai lungo e complicato; occorrerebbe innanzi tutto prendere in considerazione i lavori di Damasio (Emozione e Coscienza),Putnam (Mente,Linguaggio e Realtà) e Dennett (L’Io della Mente),per citare i più importanti, e ricercare in seguito tutte le analogie che correlano tali teorie (lavori), per poi ricercarne delle altre (…ancora più implicite e complesse) in relazione ai concetti teorici e applicativi, legati allo studio dell’ I.A.
Paradossalmente comunque,in base ai parametri più “deterministici” della teoria dell’ “Oggettività Forte”, il fenomeno dell’autoconsapevolezza non esiste (in quanto il nostro Ego viene considerato come una sorta di entità fittizia); tutto è quindi definibile in termini di “complessità auto-organizzantesi”.Non è comunque possibile intraprendere nessun tipo di studio o ricerca sull’intelligenza umana o artificiale, sulla base del modello deterministico (La Place – Poincarè,per intenderci) della Realtà. Riporto qui di seguito un’interessante risposta a tutti coloro che probabilmente si saranno chiesti “a cosa possa servire” un robot umanoide dotato di un’intelligenza emotiva e quindi di una sorta di “sentimento artificiale”: A mio avviso, è possibile definire il concetto di “sentimento” come una sorta di input alla cooperazione, il cui fine ultimo è quello di migliorare la qualità dell’Informazione onde poter raggiungere livelli sempre più alti di evoluzione (R.Dawkins – “Il gene egoista”). Nel caso specifico della specie umana quindi, tale fenomeno (“sentimento”) porta a dei rapporti di coppia (uomo-donna) stabili i cui frutti (prole) saranno in grado di garantire una certa continuità della specie (grazie all’aumento della variabilità genetica con conseguente “rafforzamento” del pool genetico),e quindi in ultima analisi un miglioramento (in gruppi circoscritti ma comunque sufficienti per compiere determinati “salti” a livello evolutivo – S.J.Gould;”Teoria dell’equilibrio punteggiato”) della qualità dell’Informazione (che come abbiamo precedentemente visto,rappresenta la nostra reale “ricchezza”). Amore ed Amicizia quindi, giocano un ruolo importantissimo nel processo evolutivo di una specie. Se un giorno i nostri cari androidi diverranno sufficientemente evoluti da poter addirittura auto-riprodursi, possiamo facilmente intuire che non esiteranno un solo istante …a mettere in pratica tale opportunità.

di Fausto Intilla (oloscience.com)

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