ETTORE MAJORANA E LA "SUA"... PARTICELLA-ANTIPARTICELLA..
Catturata la particella bifonte. È anche la sua antiparticella, prevista da Ettore Majorana.
E' una delle particelle più stravaganti mai previste perché è nello
stesso tempo anche la sua antiparticella, ossia il suo opposto
nell'antimateria. Vale a dire che è qualcosa che si comporta sia come
materia sia come antimateria. L'aveva prevista nel 1937 uno dei 'ragazzi via Panisperna', il fisico Ettore Majorana,
e solo a distanza di 80 anni è stata finalmente osservata. Il
risultato, pubblicato sulla rivista Science, si deve al gruppo di Stevan
Nadj-Perge, dell'università americana di Princeton.
Verso i computer quantistici:
Per i ricercatori la scoperta è un mix di matematica, fisica teorica e
ingegneria: gli esperti vedono già nella scoperta di questa particella
stravagante, chiamata 'fermione di Majorana', un passo che avvicina i
futuri computer quantistici, superveloci e superpotenti. In questi
ultimi gli elettroni non rappresentano soltanto i valori uno e zero,
come accade nel codice binario con cui funzionano attualmente i
computer, ma anche quelli di uno strano stato nel quale sono nello
stesso tempo uno e zero. La particella bifronte, chiamata 'fermione di
Majorana', potrebbe essere un ottimo candidato per trasportare
l'informazione dei computer quantistici.
Fisica 'low cost' e di alto livello:
''E' un risultato fantastico, davvero molto bello'', osserva il fisico
Massimo Inguscio, presidente dell'Istituto Nazionale per la Ricerca in
Metrologia (Inrim). La caccia al fermione di Majorana risale agli albori
della fisica quantistica, quando i fisici si resero conto che le loro
equazioni implicavano l'esistenza di una materia 'specchio' rispetto a
quella che conosciamo direttamente.
La chiave nelle nanotecnologie:
Mentre
per catturare altre particelle celebri, come il bosone di Higgs, sono
stati necessari grandi acceleratori, i fisici sono riusciti a ottenere
l'immagine ''brillante'' del fermione di Majorana grazie alle
nanotecnologie. ''Ci sono aspetti della fisica fondamentale - rileva
Inguscio - per studiare i quali non sono più necessari grandi
acceleratori: si può andare al nocciolo delle equazioni facendo
esperimenti su un banco da laboratorio''. E' quanto ha fatto il gruppo
di Princeton, che ha utilizzato catene di atomi di ferro fatte
depositare su un superconduttore come il piombo. Per Inguscio ''la
novità sperimentale è che gli autori riescono a fare delle misure
elettriche con elevatissima risoluzione spaziale, per cui vanno a vedere
le proprietà elettriche della catena di atomi nel centro e alle
estremità e vedono che solo alle estremità ci sono le 'firme' dei
fermioni di Majorana che ci si aspetta''.
Fonte: oloscience.blogspot.it / ANSA
Nessun commento:
Posta un commento