La FISICA QUANTISTICA, spiegata da FABIO MARCHESI, ricercatore indipendente, inventore e scrittore.
Nonostante ciò che chiamiamo SPIRITUALITA' sia ancora condizionato dalle religioni, vi è stato - dai primi decenni del novecento in poi - un avvicinamento dell'ambiente scientifico a quel territorio che possiamo chiamare "IL DIVINO", il quale prima di allora, come ben sappiamo, era sempre stato, appunto, monopolio delle religioni (e della filosofia speculativa).
Questo protrarsi della scienza nel divino ha avuto luogo con l'inizio della meccanica quantistica, ovvero la "fisica delle possibilità", e non della ricerca di leggi certe e universali che vengano poi considerate VERITA' INDISCUTIBILI (ipse dixit).
Bisogna partire dal presupposto che vi è differenza tra come è fatto il mondo e come lo percepiamo.
Vi sono convinzioni nascoste, sottintese, cose che ci dice la scienza galileo-newtoniana (quella prediletta dalla maggioranza degli insegnanti), le quali diamo per scontate ma che potrebbero anche non essere vere in assoluto.
Nella maggior parte dei casi - storicamente - queste convinzioni si sono rivelate false (vedi anche il principio di falsificazione delle affermazioni scientifiche, di Karl Popper) perciò si può presumere che molte cose le quali diamo per scontate non siano vere. Spesso siamo intrappolati in dei preconcetti senza rendercene conto.
Il materialismo - nato con la rivoluzione scientifica e l'illuminismo - priva le persone della necessità di sentirsi responsabili di ciò che accade. La meccanica quantistica mette la responsabilità direttamente sulle nostre spalle. E, cosa più importante, non fornisce verità assolute o risposte chiare e confortanti.
E' come se la fisica quantistica ci dicesse: "La risposta ai perchè del mondo non sta nel meccanicismo e nel materialismo (o nelle religioni o nella filosofia), ma non sarò io a dartela, perchè sei abbastanza grande per decidere da solo."
La realtà è ciò che vediamo col cervello o ciò che vediamo con gli occhi?
Il cervello in sè non comprende la differenza tra ciò che vede nell'ambiente circostante e ciò che ricorda o immagina, dal momento che vengono attivate le stesse reti neurali. Perciò ci si pone la domanda: cos'è la realtà?
Non esiste un qualcosa chiamato realtà, là fuori, indipendente dalla nostra percezione e da come noi la interpretiamo. Noi abbiamo un'idea della realtà che è un immagine - sensoriale e percettiva - prodotta dal cervello (= Sistema Nervoso Centrale).
Per esempio, la corteccia visiva interpreta in un certo modo i fotoni che hanno interagito nell'ambiente, associa a certi gruppi di fotoni determinati colori, forme e prospettive spaziali.
Cio che vediamo nel "mondo esterno" è tutta un'invenzione del nostro cervello. Questo è ormai assodato. Il problema vero è:
"Qual è il nostro ruolo nel far sì che la realtà sia quella che interpretiamo essere?"
La realtà non può più essere osservata come se fosse una cosa a sè, indipendentemente da chi la osserva.
Si è scoperto come chi osserva, chi interagisce con la realtà, ha un ruolo determinante nel far COLLASSARE ciò che si chiama "FUNZIONE D'ONDA."
L'oggetto, quindi, si integra con l'osservatore, non è qualcosa di separato da quest'ultimo.
Dobbiamo considerare che un fenomeno deve essere osservabile, ripetibile e dimostrabile per essere considerato scientificamente accettabile, e quindi reale.
Dunque il problema è: quando osservo una cosa, quella cosa sarebbe la stessa se io non la osservassi, o quello che io credo sia la realtà condiziona la realtà dell'oggetto di essere come io prevedo che sia?
Niels Bohr, uno dei padri fondatori della meccanica quantistica, diceva: "L' albero che si trova nel mio giardino esiste solo quando io lo guardo!"
Cioè, l'atto di guardare - quindi di interagire - è quello che fa sì che la realtà si attualizzi, si manifesti per come noi la vediamo e diamo per scontato che sia.
E quando gli studenti dicevano a Bohr: "Ma lo vediamo anche noi quell'albero.", lui rispondeva: "Si, ma perchè siete consci della sua esistenza."
Se potessimo percepirci per quello che realmente siamo, al di fuori di ogni educazione alla percezione e ogni condizionamento, ci percepiremmo come "un nulla che si muove stabilmente in un nulla fatto di possibilità". Possibilità nel senso che - e questo è dimostrato - TUTTO E' POSSIBILE!
Quello che impedisce agli esseri umani di vivere i miracoli, è la difficoltà che hanno come coscienza di credere veramente nei miracoli.
Al posto di CERTEZZE sarebbe meglio per noi vedere la realtà sottoforma di POSSIBILITA'.
L'essere umano ha bisogno di RINUNCIARE ALL' IDEA DI CAPIRE, e i fisici se ne sono accorti, tanto è vero che hanno poi definito - con l' INTERPRETAZIONE DI COPENAGHEN - la loro rinuncia formale a voler capire.
I fisici, a un certo momento, hanno detto: "Possiamo solo interpretare. Con gli strumenti cerebrali di cui disponiamo, possiamo solo interpretare attraverso i sensi e il Sistema Nervoso Centrale, la realtà non la possiamo CAPIRE.
Se partiamo dal presupposto che la realtà è fatta di possibilità, dove TUTTO INTERAGISCE CON TUTTO, noi ci troviamo di fronte - anche quando osserviamo solo un singolo dettaglio - a TUTTO L'UNIVERSO. Ma non abbiamo gli strumenti cognitivi per gestire una massa d'informazioni così grande, servirebbe un COMPUTER GIGANTESCO. Ci limitiamo a cercare di CAPIRE quello che ci sta intorno, anche se il concetto di CAPIRE è un concetto molto presuntuoso per un essere umano; dobbiamo rassegnarci al fatto che possiamo soltanto INTERPRETARE. E possiamo interpretare felicemente o infelicemente.
Certo, all'inizio può essere stressante trovarti in una condizione di coscienza in cui tu non sai più se quello che percepisci è REALE o se SEI TU CHE LO CREI!
Max Planck era giunto ad affermare: "Non esistono leggi fisiche, non sono mai esistite e mai esisteranno."
Nella natura, ad ogni modo, non esistono VERITA', esistono solo POSSIBILITA', le quali si possono o no ATTUALIZZARE con la collaborazione della coscienza che percepisce.
Ciò che una coscienza crede che sia vero, contribuisce a far sì che la realtà si manifesti proprio nel modo che si crede vero (perchè magari "accettato e condiviso dalla stragrande maggioranza di persone).
Incredibile!
Facciamo un passo indietro.
Da dove nasce la FISICA QUANTISTICA?
La fisica quantistica è nata da una scoperta sconvolgente del già citato fisico Max Planck.
All'inizio del XX secolo, vi erano questi scienziati i quali, a un certo punto, è come se avessero detto: "Cerchiamo di capire com'è fatta intimamente la realtà."
Viene scoperto come, al suo livello più infinitesimale, di base, non scomponibile ulteriormente, la realtà sia fatta di QUANTI. Planck, appunto, ha denominato questo microscopico livello di realtà QUANTO, un'unità elementare di energia.
E' come se TUTTO fosse composto da "piccoli mattoncini LEGO" indivisibili (ciò richiama il concetto filosofico di ATOMISMO dei presocratici greci).
Un FOTONE, per esempio, è la quantità elementare di energia luminosa, che non si può separare ulteriormente, un QUANTO di luce.
Può suonare pazzesco il fatto che questo quanto di luce sia contemporaneamente ONDA e PARTICELLA: quando non viene osservato si comporta come un'onda, quando viene osservato come una particella.
Si è scoperto, dunque, come vi siano quantità elementari di energia le quali non possono essere ridotte ulteriormente. Questo è ciò che ha dato il via a un nuovo tipo di indagine sulla realtà, che inizialmente si è limitata all'infinitamente piccolo.
A questo proposito, certi galileiani-newtoniani preferiscono pensare che la quantistica valga solo per la dimensione dei fotoni, protoni, elettroni, e non per la dimensione degli esseri umani. Non sanno che la realtà può essere considerata una specie di TUNNEL FRATTALE che va dall'infinitamente piccolo all'infinitamente grande senza soluzione di continuità.
Del resto, già Ermete Trismegisto, nell'antichità, scrisse "Ciò che è in basso viene riflesso da ciò che è in alto, e viceversa."
Inoltre, lungi dall'essere qualcosa di solamente teorico e astratto, dobbiamo dire che la tecnologia contemporanea si basa massicciamente sulle scoperte della fisica dei quanti.
Nel 1905 Albert Einstein aveva detto: "Se la meccanica dei quanti ha un senso, allora dovrebbe avere senso il fatto che se noi prendiamo due fotoni, o due elettroni, li facciamo interagire e poi li separiamo, se diamo un ceffone a uno si prende un ceffone anche l'altro."
Questo accade perchè le due particelle sembrano essere separate, ma in realtà non lo sono.
E' proprio il concetto di SPAZIO SEPARATO, di SPAZIO VUOTO - come lo intende il senso comune - a perdere di significato in questa analisi della realtà, e si fa strada il concetto di CAMPO.
Noi crediamo che "gli oggetti siano nello spazio", in realtà, per comprendere il concetto di campo, abbiamo bisogno di entrare in un nuovo ordine di idee: "Gli oggetti, le persone, ogni cosa, ha nello spazio una sua estensione come campo, la quale si estende in tutto l'Universo, ogni cosa che esiste ha un campo che si estende in tutto l'Universo. Questo campo globale fa si che ogni cosa possa interagire con qualsiasi altra cosa."
Ciò è stato dimostrato dal fenomeno dell' ENTANGLEMENT, come è stato definito, il quale ha dimostrato scientificamente che, quando vi sono due strutture elementari della materia (fotoni, protoni, elettroni, qualcuno pensa anche le cellule), quello che succede a una condiziona istantaneamente - a qualsiasi distanza - anche l'altra. E la condiziona in maniera molto diretta.
Quindi, seguendo questa analisi delle strutture elementari di ciò che definiamo REALTA', la modifica dello stato di una particella modifica lo stato di qualsiasi altra particella, sia che questa si trovi alla distanza di un micron sia a una distanza di anni luce!