NASA: DA PHOENIX LA PROVA, C'E' ACQUA SU MARTE
ROMA - "Abbiamo la prova finale che questa è l'acqua che cercavamo da anni". Con queste parole Peter Smith, il principale ricercatore della missione Phoenix che sta letteralmente scavando il suolo di Marte ha aperto la conferenza stampa della Nasa che ha confermato la scoperta anticipata ieri: alcuni trucioli trovati in una delle buche ricavate dal braccio meccanico della sonda erano fatti di ghiaccio d'acqua, e le foto hanno mostrato che sono evaporati nel giro di quattro giorni.
La caccia alle prove dell'esistenza dell'acqua sul pianeta rosso vede impegnati decine di gruppi di ricerca in tutto il mondo, che lo scrutano con telescopi e satelliti. La sonda Phoenix è atterrata sul polo nord marziano 25 giorni fa, e sta scavando la superficie per ottenere campioni da far analizzare al laboratorio chimico di bordo.
In attesa dei risultati delle analisi, la macchina fotografica di bordo ha fatto il 'colpaccio':"Abbiamo confrontato le foto scattate alla buca chiamata 'Dodo-goldilocks' nel giorno 20 e nel giorno 24 della missione - ha spiegato Mike Mellon, uno dei ricercatori, durante la conferenza stampa - e ci siamo accorti che alcuni trucioli del materiale bianco scintillante che avevamo trovato sono progressivamente scomparsi. Questa è la conferma che si tratta di acqua, e non di sali o rocce". Secondo gli esperti, il ghiaccio si trova a qualche centimetro di profondità, 'protetto' da uno strato di terra. Una volta esposto al Sole, nonostante la temperatura in quella zona vari fra -32 e -80 gradi centigradi, il ghiaccio si è trasformato in gas. La scoperta apre ora una serie di interrogativi: le analisi chimiche cercheranno di capire se un tempo questa acqua ora solidificata è stata liquida, e se ha contenuto tracce di vita come la conosciamo, sotto forma di sostanze organiche.
Per avere le prime risposte ci vorrà però ancora qualche giorno:"Prima di prendere un campione di ghiaccio vogliamo essere sicuri che tutte le operazioni necessarie siano ben coordinate tra loro - ha spiegato Smith - l'obiettivo è riuscire a portare il ghiaccio all'interno dello strumento in 30 minuti, per evitare che si trasformi in vapore e ci sfugga. Una volta dentro la sonda sarà sigillato, quindi non ci saranno più rischi".
La presenza di una calotta di ghiaccio sotto ai poli marziani era già stata ipotizzata tra gli altri dalle misure del satellite americano Mars Odissey nel 2002, ma è la prima volta che se ne ha la prova 'fisica', che nelle intenzioni degli scienziati verrà supportata dai test chimici come l'immagine al microscopio elettronico ed altre analisi. Prima di avere i risultati dal ghiaccio dovrebbero arrivare quelli dello strato di terra superficiale, un campione dei quali è attualmente all'interno di una delle microcamere della sonda:"Potremmo averli già domani o dopodomani - ha concluso Smith, che poi ha rivolto un 'appello' al mondo - 'Stay with us', perché le cose migliori devono ancora arrivare".
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