"Hai veduto" - mi chiese la guida - "come i cammelli muovono le orecchie impauriti? E quel branco di cavalli nella pianura che è rimasto immobile e attento? E le greggi, e le mandrie accasciate a terra? E gli uccelli che non volano, e i cani che hanno cessato di abbaiare? Così accade sempre quando il Re del Mondo nel suo palazzo sotto terra prega e scruta i destini di tutti i popoli e tutte le razze".
La scena - descritta dall'avventuriero polacco Ferdinand Antoni Ossendowski in Bestie, Uomini e Dei (1923), si svolge in Mongolia nel 1921; il palazzo dove prega il Re del Mondo si trova nel regno di sotterra, un territorio immenso nascosto alla vista degli uomini e popolato da esseri semidivini, vero e proprio centro spirituale del pianeta. Quel regno esiste fin dalla notte dei tempi: per tutto il remoto periodo denominato dai miti "Età dell'Oro" aveva prosperato alla luce del sole con il nome di "Paradesha" (in sanscrito Paese supremo, da cui Paradiso ); poi, nel 3102 a.C, all'inizio del Kali Yuga della tradizione indù (il termine significa Età Nera e designa il periodo in cui viviamo), i suoi abitanti si erano trasferiti nel sottosuolo per evitare di essere contaminati dal male, e il nome della loro terra era stato trasformato in Agharti, "l'inacessibile".
Crocevia del mistero
Parafrasando la famosa frase di Voltaire a proposito di Dio, si può affermare che "se Agharti non ci fosse, bisognerebbe inventarla": questo simbolico paese è infatti un vero e proprio crocevia del mistero, e da essa sembrano diramarsi i fili di molti degli enigmi presentati in questa sezione. Il mito di un regno sotterraneo e segreto risale alla religione braminica; nel suo inquietante saggio Il Re del Mondo (1927), l'esoterista francese Renè Guenon elenca una gran quantità di antiche tradizioni a proposito di una Terra Santa per eccellenza; localizzata nel corso dei millenni in molti luoghi reali o leggendari (Atlantide, il Regno di Prete Gianni, il castello di Camelot, l'isola d'Avalon, il Montsalvat dei miti di Re Artù; l'omerica isola di Ogigia, la mitica isola di Thule; il monte Meru, il monte Olimpo, il monte Qaf). La denominazione Agharti e una descrizione organica della sua struttura hanno cominciato tuttavia a diffondersi soltanto a partire dall'inizio di questo secolo, grazie alle opere di Louis Jaccolliot (il quale ne parlò per primo in Les fils de Dieu), Saint-Yves D'Alveydre (che privilegia la dizione indiana Agarttha a quella mongola Agarthi ), Ferdinand Ossendowski, Renè Guenon.
Ossendowski riferisce le parole di un Lama mongolo secondo il quale il Paradesha fu fondato dal primo Guru ( intermediario del volere divino ) intorno all anno 380.000 a.C., e divenne sotterraneo più di seimila anni fa . Per l'occultista Helena Blavatsky, Agharti (che lei chiama "La loggia bianca") è sorta sull'isola del Mar del Gobi dove, in tempi remotissimi, erano atterrati i Signori della Fiamma, semidèi provenienti da Venere. Dottrine esoteriche assai fantasiose fanno risalire la sua fondazione addirittura a quindici milioni di anni fa; gli abitanti di Agharti proverrebbero dal continente di Gondwana, ora scomparso; grazie alla misurazione delle maree effettuata per mezzo del Candelabro delle Ande, essi avevano compreso che una catastrofe stava per abbattersi sulla loro terra, e si erano rifugiati in vaste gallerie sotterranee illuminate da una luce particolare che fa germogliare le sementi, portando con sé il loro bagaglio di antichissime conoscenze.
La capitale segreta
Il cuore di Agharti ha sede sotto l'Asia Centrale, nel vasto territorio che va dal deserto del Gobi alle impervie montagne del Tibet e del Nepal; il Regno si estende per vie sotterranee nel mondo intero fino alle caverne dell'America, ancora abitate dall'antico popolo che disparve sotto terra. La sua capitale è Shambhalla, mitica "Città di Smeraldo" più volte citata dai viaggiatori medioevali, ricercata invano all'inizio nel secolo dall'esploratore Sven Hedin (i suoi viaggi sono descritti nel volume Im Herzen von Asien, 1902), e localizzata in India, in Tibet, in Cina, in Indocina, in Mongolia. Nella città di Shambhalla risiedono il Re del Mondo, i saggi Guru e gli spiriti Pandita; per alcuni commentatori, tuttavia, essa è il centro del male di Agharti, sede degli iniziati di mano sinistra .
Il centro del Regno sotterraneo sorge sul principale incrocio delle correnti terrestri, o forse è esso stesso a generare questi fiumi di energia arcana che percorrono tutto il pianeta e si diffondono in superficie irraggiati dai megaliti. Agharti costituisce il mozzo, immobile e immutabile, della Dharma Chakra, la Ruota della vita e della legge della tradizione indù, alla cui rotazione è legato il destino dei mortali.
Agharti esiste simultaneamente sia sul piano fisico, sia in un elevatissima dimensione mistica, e solo pochissimi Arhat (illuminati) hanno la possibilità di accedervi. Per evitare che il male vi penetri, essa è tenuta isolata dal mondo della superficie da vibrazioni che offuscano la mente e rendono invisibili le porte di accesso: per questo i non iniziati che l'hanno cercata (tra cui Ferdinand Ossendowski e Sven Hedin) non sono mai riusciti a trovarla.
Meglio per loro: i comuni mortali che, per una ragione o per l'altra, riuscissero a varcare uno dei suoi ingressi (ce ne sono in India, in Nepal, nel Borneo e nella Comunità di Stati Indipendenti) incontrerebbero lo stesso destino di un re della dinastia dei Malla, che si perse con tutto il suo seguito nelle immense gallerie, o di un cacciatore che riuscì a entrarvi e uscirne, ed ebbe la lingua tagliata dai Lama affinché non raccontasse cosa aveva visto. Esiste solo un popolo che è nato nelle profondità di Agharti e ora vive in superficie: è quello degli Zingari, che furono cacciati dal Regno sotterraneo. Di Agharti conservano la memoria genetica - lo riprova il loro vagabondaggio senza fine, alla ricerca di una patria che non potranno mai rivedere - e certe facoltà magiche, come la capacità di predire il futuro e leggere la mano.
Il Re del Mondo
Agharti è retta dal Brahmatma (colui che ha il potere di parlare con Dio) ovvero il Chakravarti (Re del Mondo), che regna per il periodo di un Manvatara, una delle quattordici ere (la nostra è quella detta del cinghiale bianco) da cui è composto un ciclo cosmico. Vaivaswata, settimo e attuale Re del Mondo, è in comunione spiritale con tutti i Manu che hanno regnato prima di lui, tra cui il primo Brahmatma Swdyambhuva; di tanto in tanto - racconta Ossendowski - egli si reca nella Cripta del Tempio dove giace, in un sarcofago di pietra nera, il corpo imbalsamato del suo predecessore, per unire la sua mente a quella dei Manu del passato. La caverna è sempre oscura, ma quando vi penetra il Re del Mondo, le pareti si rigano di strisce di fuoco e dal coperchio del sarcofago si levano lingue di fiamme. Il Guru più anziano sta davanti a lui con il volto e il capo coperti; egli non si toglie mai il cappuccio, perchè la sua testa è un cranio nudo in cui di vivo non ci sono che gli occhi e la lingua. Dal sarcofago cominciano a emanare i flussi diafani di una luce appena visibile: sono i pensieri del predecessore del Re, ed esprimono le volontà e i comandi di Dio.
Il Brahmatma, insieme al Mahatma (colui che conosce il futuro) e al Mahanga (colui che procura le cause affinchè gli avvenimenti si verifichino), forma una potente triade; da essa dipende una società di cavalieri-sacerdoti, i templari Confederati dell'Agharti, il cui livello più elevato è il cosiddetto "consiglio circolare" formato da dodici iniziati: lo stesso numero - fa rilevare Renè Guenon - dei Cavalieri della Tavola Rotonda di Re Artù . Di rado il sovrano si mostra al di fuori del suo regno: le ultimi apparizioni pubbliche sono avvenute nel monastero di Narabanchi nel 1890 (a quell'anno risalgono una serie di profezie che anticipano, con una precisione sconcertante, gli sconvolgimenti politici iniziati un secolo dopo), nel 1923 in Siam e nel 1937 a Delhi. Comparirà davanti a tutti soltanto quando il tempo sarà venuto di condurre tutti gli uomini buoni contro i cattivi, ma il tempo non è ancora venuto. Gli uomini più cattivi dell umanità non sono ancora nati.
Religione primordiale
Il termine Manu (legislatore universale, mediatore tra l'uomo e la divinità), un altro attributo con cui Renè Guenon definisce il Re del Mondo, si ritrova, in forme diverse, presso tutte le antiche religioni: "Mina " o "Menes " degli Egizi, "Menw " dei Celti, "Minos " dei Greci; nella Qabbalah è l'angelo Metatron, nella religione cristiana la sua funzione è svolta dall'Arcangelo Michele. Ad Agharti è nata, infatti, la religione unica, primordiale e perfetta dell "Età dell'Oro", in grado - per mezzo di pratiche mistiche - di porre l'uomo in totale comunione con Dio. In tempi remoti i Grandi Iniziati di Agharti vennero in superficie per predicare la loro religione; il Maestro Rama, che gli Indù considerano un avatar (incarnazione) del dio Vishnu, la diffuse dall'India fino al Nord Europa, dando origine alla civiltà Indo-Europea. L'antico legame con Agharti si può riscontrare linguisticamente nel termine "Asghard", la città di Odino e degli Dèi dei miti germanici: per questo Adolf Hitler riteneva che i popoli nordici fossero i veri eredi spirituali del Regno Occulto.
Tutte le grandi religioni attuali traggono le loro origini dalla religione primordiale di Agharti, così come tutte le tradizioni particolari sono in fondo solo adattamenti della grande tradizione primordiale; i loro supremi sacerdoti e i loro iniziatori (Rama, Melchidesec, Budda, Mosè, i Re Magi, Cristo, Maometto) sono dirette emanazioni del Re del Mondo. Nel corso dei millenni le religioni si sono secolarizzate, e conservano ormai solo qualche pallido ricordo della loro gloriosa e comune identità.
Con l'aiuto e gli insegnamenti occulti dei Superiori Sconosciuti , potenti illuminati mescolati agli uomini della superficie, la tradizione originale di Agharti è stata portata avanti dalle Società esoteriche, organizzazioni mistiche composte da ristretti gruppi di iniziati. Certi riti, certi numeri (come il già citato 12, o il 22, quello degli Arcani maggiori dei tarocchi) e certi simboli (per esempio la solare svastica) che ricorrono in queste organizzazioni rispecchiano riti, numeri e simboli sacri del Regno Sotterraneo . Renè Guenon fa tuttavia rilevare che, nel XIV secolo, ha cominciato a generarsi tra Agharti e l'Occidente una rottura che è divenuta definitiva intorno al 1650, quando i rappresentanti della Società esoterica dei Rosa+Croce lasciarono l'Europa per ritirarsi in Asia. Da quell'epoca in poi, il deposito della conoscenza iniziatica non è più custodito realmente da nessuna organizzazione occidentale, e la parola perduta va ormai cercata soltanto tra i saggi del Tibet e della Tartaria .
Il governo occulto
Il Re del Mondo non è soltanto un capo religioso, ma regge anche i destini materiali del pianeta (l'unità tra il potere spirituale e quello temporale è simboleggiata nella figura del Re-Sacerdote Artù). Il Manu fa in modo che il corso della storia segua un preciso andamento (difficilmente comprensibile e non necessariamente positivo secondo i nostri canoni) in accordo con un ineffabile piano divino. In Mission de l'Inde en Europe (1910), lo scrittore Saint-Yves d'Alveydre sostiene che il Re del Mondo è il più alto esponente della Sinarchia , una sorta di Governo centrale di uomini di scienza, potentissimo e ramificato, i cui esponenti terreni (il Consiglio Europeo di Stati e il Consiglio Internazionale delle Chiese) ispirano e controllano i grandi moti politici o d'altro genere che segnano l'evoluzione del genere umano. Al sovrano non mancano i mezzi per eseguire la propria missione: quando lo desidera egli può infatti mettersi in comunione con il pensiero di tutti gli uomini che hanno influenza sul destino e la vita dell'umanità : Re, Zar, Khan, capi guerrieri, sacerdoti, scienziati. Egli conosce tutti i loro pensieri e i loro disegni; se questi sono graditi a Dio li asseconda, altrimenti li fa fallire. In più, se la nostra folle umanità si mettesse a fargli guerra - scrive Ossendowski - i Templari Confederati dell'Agharti sarebbero in grado di fare esplodere tutta la superficie del globo e trasformarla in un deserto, o di prosciugare i mari e trasformare i continenti in oceani.
Vita quotidiana ad Agharti
Gli abitanti di Agharti si esprimono in Vatannan , il linguaggio sacro da cui deriva la primitiva lingua Indo-europea, e vivono in edifici di luce materializzata, simili alle astronavi di Incontri ravvicinati del Terzo Tipo. Saint-Yves d'Alveydre spiega che nel Regno Sotterraneo non esistono carceri né polizia: chi commette un crimine è punito dalla coscienza di averlo commesso.
Nei templi di Agharti si trovano oggetti dagli straordinari poteri - tra cui, forse, il Graal - e immense biblioteche analoghe a quella di Babele descritta da Jorge Luis Borges. In una di esse è conservato l'originale delle "Stanze di Dzyan", il testo che racconta le vere origini dell'universo. È impossibile portare libri fuori da Agharti: chi ne esce deve contare soltanto sulla propria memoria.
Ad Agharti - scrive Ossendowski - la scienza si è sviluppata indisturbata; poiché nulla, laggiù, è minacciato di distruzione, il popolo sotterraneo - che ora conta milioni di anime -ha raggiunto il più alto grado di conoscenza. A bordo dei Vimana, essi volano per le anguste spaccature all'interno del globo, e a volte anche all'esterno. Su vette mai calcate da piede umano, si possono trovare iscrizioni scolpite nella roccia e solchi di ruote lasciate dagli Aghartiani in perlustrazione. Forse i misteriosi UFO sono proprio i loro veicoli; anziché dallo spazio, essi provengono dalle profondità della Terra.
Tra gli ipotetici ingressi di Agarthi vi sono:
- Deserto del Gobi, Mongolia
- Polo Nord
- Polo Sud
- Piramide di Giza, Egitto
- Monte Epomeo, isola d'Ischia, Italia
- Kentucky, Mammoth cave
- Brasile, Iguassu falls
- Mato Grosso, Brasile - Città di Posid
- Mongolia, Shingwa
- India, citta di Rama
- California, Monte Shasta
ecc..
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