C'è un aspetto cruciale del Tasto Rosso che dobbiamo chiarire, perché altrimenti l'intero esperimento perde il suo significato più profondo.
Il reset non cancella solo le memorie personali. Cancella ogni traccia documentale del passato.
Fermiamoci un momento a comprendere cosa significa davvero questo.
Quando premi il tasto, non succede solo che le persone si svegliano senza ricordare chi erano. Succede che simultaneamente, istantaneamente, in tutto il pianeta:
Ogni fotografia personale scompare. Gli album di famiglia, le foto sul telefono, le immagini incorniciate sul comodino – tutto si dissolve. Nessuno potrà guardare una vecchia foto e dire "ah, ecco chi ero, ecco la mia famiglia, ecco il mio passato."
Ogni video, ogni registrazione audio personale si cancella. I filmini del matrimonio, i primi passi del bambino registrati col telefono, i messaggi vocali della nonna che non c'è più – tutto svanisce nell'etere digitale.
Ogni documento personale, ogni diario, ogni lettera sparisce. I diari segreti dell'adolescenza, le lettere d'amore conservate per decenni, i quaderni degli appunti universitari, le cartelle mediche personali – tutto cancellato.
Ogni traccia digitale dell'identità personale viene eliminata. I profili social media, le email, i messaggi, le chat, i blog personali, i canali YouTube, ogni foto mai caricata su internet – tutto rimosso come se non fosse mai esistito.
Ogni libro di memorie, ogni autobiografia, ogni biografia personale scompare. Le scaffalature delle biblioteche si svuotano di questi volumi. I bestseller che raccontavano storie personali di superamento, le biografie di persone famose, i libri di storia orale – tutto svanisce.
Ogni archivio storico che documenta eventi attraverso testimonianze personali si dissolve. Gli archivi dei musei che conservano diari di guerra, le registrazioni delle testimonianze di sopravvissuti a tragedie, le interviste che documentano eventi storici attraverso voci individuali – cancellate.
Ma – e questo è essenziale – rimangono i fatti storici impersonali.
I libri di storia che descrivono eventi come sequenze di fatti oggettivi continuano a esistere. Le persone sapranno che ci fu una Seconda Guerra Mondiale, ma non troveranno il diario di Anna Frank. Sapranno che esistevano conflitti, ma nessun soldato potrà leggere le lettere che scrisse dal fronte. Conosceranno i progressi scientifici, ma non le autobiografie degli scienziati che spiegano cosa li ha motivati.
Rimangono le conoscenze tecniche, scientifiche, artistiche – ma sparisce il contesto personale che le ha generate.
Un quadro famoso continuerà a esistere appeso al museo, ma la biografia del pittore che spiega quali traumi personali hanno ispirato quell'opera – quella scomparirà. Una canzone continuerà a essere ascoltabile, ma l'intervista in cui il musicista racconta a chi era dedicata – cancellata.
I manufatti rimangono, ma la narrazione personale che li accompagnava si dissolve.
Questo significa che dopo il reset, anche volendo, nessuno potrà "riscoprire" chi era prima. Non c'è modo di cercare online il proprio nome e trovare vecchie foto. Non c'è modo di aprire un cassetto e trovare lettere che rivelano la propria storia. Non c'è modo di guardare un video di famiglia e riconoscere il proprio volto.
Il mondo fisico rimarrà intatto – le case, le città, le strade, gli oggetti – ma sarà un mondo svuotato della sua memoria personale. Come camminare in una città fantasma dove tutto è al suo posto, ma nessuno ricorda chi viveva in quale casa o perché quella panchina al parco era speciale per qualcuno.
Perché questa cancellazione totale è necessaria?
Perché altrimenti il reset sarebbe temporaneo. Se le persone potessero "riscoprire" chi erano, ricostruirebbero le vecchie identità, i vecchi rancori, le vecchie divisioni. Il padre titolare di azienda che scoprisse documenti che provano che suo figlio, dirigente della stessa azienda, lo ha tradito vendendo importanti segreti commerciali anni prima, riaccenderebbe quel conflitto. La nazione che trovasse archivi che documentano torti subiti da un'altra nazione rivivrebbe quelle ferite.
Il Tasto Rosso deve cancellare non solo la memoria biologica, ma anche la memoria culturale personale, altrimenti il nuovo inizio pulito sarebbe impossibile.
Quello che resta è un'umanità che possiede tutte le competenze, tutte le conoscenze tecniche e scientifiche, tutta la comprensione astratta del mondo – ma nessuna delle narrazioni personali che avvelenavano l'uso di quelle conoscenze.
Resta la fisica, ma non il ricordo di quale nazione ha costruito la prima bomba atomica e perché.
Resta la medicina, ma non la storia personale del medico che è diventato cinico dopo aver perso troppi pazienti.
Resta l'arte, ma non la biografia dell'artista che dipingeva per elaborare abusi subiti.
Resta la conoscenza degli eventi storici, ma non le testimonianze che li rendono personali e quindi potenzialmente divisivi.
È questo che stai accettando quando premi il tasto: non solo la cancellazione della tua identità, ma la cancellazione di ogni possibilità di recuperarla.
Tu e ogni altro essere umano diventereste permanentemente nuove persone, senza alcun filo che vi connetta a chi eravate prima. Potreste camminare davanti alla casa dove hai cresciuto i tuoi figli, ma non ci sarebbe modo di saperlo. Potresti incontrare la persona con cui hai condiviso cinquant'anni di vita, ma nessuna foto, nessuna lettera, nessun messaggio potrà dirti che quella persona era speciale per te.
Sarebbe davvero un nuovo inizio. Totale. Assoluto. Irreversibile anche a livello informativo.
E ora, con questa comprensione più completa, la domanda diventa ancora più pesante:
Premeresti ancora il Tasto Rosso, sapendo che non stai solo cancellando i ricordi, ma ogni possibilità di recuperare anche solo un frammento di chi eri? E da questo reset emergerebbe qualcosa di veramente nuovo.