martedì 25 settembre 2012

MONDO ARCANO WEB TV 📺




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VOLETE OSSERVARE VERAMENTE UN "UFO"..?  SULLA PARTE DESTRA DI QUESTA PAGINA, LA WEBCAM DELL'HESSDALEN PROJECT, LA FAMOSA VALLE NORVEGESE DOVE DA MOLTI ANNI SCIENZIATI E RICERCATORI OSSERVANO MISTERIOSI PLASMOIDI VOLANTI LUMINESCENTI...!!!

PIU' IN BASSO, SEMPRE NELLA STESSA COLONNA, TROVERETE LA MAPPA IN TEMPO REALE DEL TRAGITTO E POSIZIONE DELLA STAZIONE SPAZIALE INTERNAZIONALE (ISS), CON  IL VIDEO IN DIRETTA DALLO SPAZIO..!!!

TROVERETE SULLA COLONNA DI DESTRA, IL LINK AD ALCUNE GHOSTCAM, ON LINE 24 H, CHE RIPRENDONO IN TEMPO REALE LUOGHI PARTICOLARMENTE SOGGETTI A MANIFESTAZIONI "PARANORMALI"..!

lunedì 24 settembre 2012

MYSTERY INVESTIGATION & RESEARCH. - M.I.R.

















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Dal 1974 organizzazione internazionale specializzata in indagini ricerche e studi su fenomeni ed attività di origine PARANORMALE in genere, in PARAPSICOLOGIA, MEDIANITA', UFOLOGIA, FORTIANESIMO, MISTERIOSOFIA ed ESOTERISMO, SCIENZE ALTERNATIVE, ARCHEOLOGIA e ricerche STORICO-ANTROPOLOGICHE. Attiva operativamente in ogni situazione in cui vengano a verificarsi degli EVENTI ENIGMATICI o INSOLITI, e ogni qualvolta vengano richieste consulenze sugli argomenti oggetto di ricerca e studio.


lunedì 13 agosto 2012

L'INTELLIGENZA ARTIFICIALE ESISTE NELL'UNIVERSO.

 

Mentre la comunità scientifica discute l’audace congettura dell’astrofisico di Harvard Avi Loeb secondo cui il nostro sistema solare è stato visitato da una civiltà extraterrestre avanzata, la filosofa Susan Schneider, che detiene la Baruch Blumberg Chair, Library of Congress e NASA, ha alzato preventivamente la posta, suggerendo che l’intelligenza artificiale esiste nell’universo ed ha miliardi di anni.

Non credo che le civiltà aliene più avanzate siano biologiche 

“Non credo che le civiltà aliene più avanzate siano biologiche“, afferma Susan Schneider dell’Università del Connecticut e dell’Institute for Advanced Studies di Princeton. “Le civiltà più sofisticate saranno postbiologiche, forme di intelligenza artificiale o superintelligenza aliena“. Schneider è uno dei pochi pensatori – al di fuori del regno della fantascienza – che ha considerato l’idea che l’intelligenza artificiale sia già là fuori, e che vi sia da eoni.

Il recente studio di Schneider per la NASA, Alien Minds, chiede “Come penserebbero gli alieni intelligenti? Avrebbero esperienze coscienti?” Schneider, scienziato cognitivo e filosofo, si chiede: “se dovessimo incontrare intelligenza e coscienza extraterrestri, come potrebbe “apparire” e saremmo in grado di riconoscerla?”.

Gli alieni sono IA superintelligenti?

Sebbene siamo consapevoli che la nostra cultura è antropomorfica, Schneider immagina che il suo suggerimento che gli alieni siano supercomputer possa colpirci come inverosimile. Quindi qual è la sua logica, alla base dell’idea che le civiltà aliene più intelligenti che potremo incontrare saranno IA superintelligenti?

Schneider offre tre osservazioni che, insieme, supportano la sua conclusione sull’esistenza della superintelligenza aliena.

La finestra breve

Il primo è relativa al “breve periodo di osservazione“: secondo la ricercatrice, una volta che una società sviluppa una tecnologia che potrebbe metterla in contatto con il cosmo, trascorrono sono solo poche centinaia di anni prima che cambi il proprio paradigma passando dalla biologia all’intelligenza artificiale. Questa “breve finestra” rende più probabile che eventuali alieni che incontreremo siano postbiologici.

L’idea della breve finestra di osservazione è supportata dall’evoluzione culturale umana, almeno fino ad ora. I nostri primi segnali radio risalgono solo a circa centoventi anni fa, e l’esplorazione spaziale ha solo una cinquantina d’anni, ma siamo già immersi nella tecnologia digitale, come telefoni cellulari e computer portatili.

Maggiore età delle civiltà aliene

Il secondo argomento di Schneider è “la maggiore età delle civiltà aliene“. I fautori del SETI hanno spesso concluso che dovrebbero esserci molte civiltà aliene più antiche della nostra“… tutte le linee di prova convergono sulla conclusione che l’età massima che potrebbero avere intelligenze extraterrestri sarebbe di miliardi di anni, in particolare si ritiene che la fascia di età entro cui potrebbero essersi sviluppate civiltà tecnologiche aliene vada da 1,7 miliardi a 8 miliardi di anni.

Siamo bambini galattici

Se molte civiltà extraterrestri sono milioni o miliardi di anni più vecchie di noi, molte saranno molto più intelligenti di noi o, almeno, più evolute. Secondo i nostri standard, molte sarebbero super intelligenti. “Siamo“, dice Schneider, “bambini galattici“.

Ma sarebbero forme di intelligenza artificiale, oltre a forme di superintelligenza? Schneider dice di sì. Anche quelle civiltà ancora biologiche sarebbero sicuramente dotate di miglioramenti cerebrali tecnologici, una specie di neuralink molto più avanzata, e la loro superintelligenza sarebbe raggiunta con mezzi artificiali, cosicchè potremmo considerarle “intelligenze artificiali”.

Non a base di carbonio

Ma la Schneider sospetta qualcosa di più forte e sconvolgente di questo: che le superinteligenze aliene non saranno a base di carbonio. 

La tecnologia potrà permettere di caricare la personalità di una creatura su un corpo artificiale, un modo non sono di essere più intelligenti ma anche di avvicinarsi all’immortalità.

Un corpo artificiale consentirebbe di sopravvivere in una varietà di condizioni cui le forme di vita a base di carbonio non resisterebbero. Inoltre, il silicio sembra essere un mezzo migliore per l’elaborazione delle informazioni rispetto al cervello stesso. I neuroni raggiungono una velocità di picco di circa 200 Hz, che è sette ordini di grandezza più lenta degli attuali microprocessori.

Fonte: reccom.org

domenica 12 agosto 2012

MONDO ARCANO WEB RADIO 📻

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LA NOSTRA GALASSIA E I TANTI PIANETI SIMILI ALLA TERRA.

Secondo un nuovo studio dell'Università di Copenaghen, Terra, Venere e Marte sono stati creati da piccole particelle di polvere contenenti ghiaccio e carbonio. In accordo con questo studio, molti pianeti nella Via Lattea potrebbero avere le stesse quantità di acqua e carbonio della Terra e, con le giuste temperature, ospitare la vita. 

 Gli astronomi hanno esaminato in lungo e in largo l’universo nella speranza di scoprire civiltà extra-terrestri. Affinché un pianeta ospiti la vita (almeno, come noi la conosciamo) è necessario che sia presente acqua liquida e non sembra facile individuare esopianeti con le giuste caratteristiche. Le possibilità di fare una simile scoperta sembrano impossibili da valutare perché si è sempre ipotizzato che pianeti come la Terra abbiano ricevuto l’acqua per puro caso, quando sono stati colpiti da un grande asteroide o una cometa, contenenti ghiaccio. Ora, i ricercatori del Globe Institute dell’Università di Copenhagen hanno pubblicato uno studio che cambia le carte in tavola, indicando che l’acqua può essere già presente durante la formazione del pianeta. Secondo i calcoli dello studio, questo è vero per Terra, Venere e Marte. «Tutti i nostri dati suggeriscono che l’acqua faceva parte degli elementi costitutivi della Terra, fin dall’inizio. E poiché la molecola d’acqua è frequente, c’è una ragionevole probabilità che questo sia vero per tutti i pianeti della Via Lattea. Il punto decisivo per stabilire se l’acqua liquida è presente è la distanza del pianeta dalla sua stella», afferma Anders Johansen del Center for Star and Planet Formation, che ha guidato lo studio pubblicato sulla rivista Science Advances. Utilizzando un modello computerizzato, Johansen e il suo team hanno calcolato la velocità con cui si formano i pianeti e quali sono gli elementi costitutivi. Lo studio indica che si tratta di particelle di polvere di dimensioni millimetriche di ghiaccio e carbonio, note per orbitare attorno a tutte le giovani stelle della Via Lattea, che 4.5 miliardi di anni fa si sono aggregate nella formazione di quella che sarebbe poi diventata la Terra. «Fino al momento in cui la Terra ha raggiunto l’uno per cento della sua massa attuale, il nostro pianeta è cresciuto catturando ciottoli pieni di ghiaccio e carbonio. Poi, la Terra è cresciuta sempre più velocemente fino a quando, dopo cinque milioni di anni, è diventata grande come la conosciamo oggi. Lungo il suo percorso evolutivo, la temperatura sulla superficie è aumentata bruscamente, facendo evaporare il ghiaccio nei ciottoli sulla via verso la superficie, cosicché oggi solo lo 0.1 per cento del pianeta è costituito da acqua, anche se il 70 per cento della superficie della Terra ne è ricoperta», afferma Johansen, che dieci anni fa – insieme al suo gruppo di ricerca a Lund – ha proposto la teoria che questo nuovo studio ora conferma. La teoria, chiamata dell’accrescimento di ciottoli, prevede per l’appunto che i pianeti si siano formati dal raggruppamento di ciottoli. È risaputo che ciottoli di dimensioni millimetriche abbondano nei dischi protoplanetari attorno alle giovani stelle. I condruli all’interno di meteoriti primordiali, formati dalla fusione di ciottoli di aggregati di polvere o da impatti tra planetesimi, hanno dimensioni simili. Tuttavia, il ruolo dell’accrescimento dei ciottoli nella formazione dei pianeti terrestri non era chiaro. Nel modello presentato dagli scienziati, i ciottoli provenienti dall’interno del disco protoplanetario alimentano la crescita dei pianeti terrestri. Le masse e le orbite di Venere, della Terra, di Theia (che si presume essersi scontrata con la Terra, per poi formare la Luna) e di Marte sono tutte coerenti con l’accrescimento di ciottoli sui protopianeti che si sono formati attorno all’orbita di Marte e sono migrati nelle loro posizioni finali durante la crescita. Le composizioni isotopiche della Terra e di Marte corrispondono qualitativamente all’accrescimento di due generazioni di ciottoli, recanti firme isotopiche distinte. Infine, gli autori dimostrano che il bilancio idrico e di carbonio della Terra può essere ben spiegato da ciottoli della prima generazione, prima che l’involucro del gas diventasse abbastanza caldo da vaporizzare le sostanze volatili. Johansen spiega anche come la molecola d’acqua si trovi ovunque nella nostra galassia e che pertanto la teoria apre alla possibilità che altri pianeti si siano formati allo stesso modo di Terra, Marte e Venere. Tutti i pianeti nella Via Lattea possono essersi formati dagli stessi elementi costitutivi, il che significa che pianeti con la stessa quantità di acqua e carbonio della Terra – luoghi nei quali potenzialmente la vita potrebbe essere presente – potrebbero essere frequenti intorno ad altre stelle nella nostra galassia, a condizione la temperatura sia quella giusta. Se i pianeti nella nostra galassia avessero gli stessi elementi costitutivi e le stesse condizioni di temperatura della Terra, ci sarebbero buone probabilità che possano avere circa la stessa quantità di acqua e continenti del nostro pianeta. Se, d’altra parte, la quantità di acqua sui pianeti fosse casuale, i pianeti potrebbero apparire molto diversi. Alcuni pianeti potrebbero essere troppo asciutti per sviluppare la vita, mentre altri potrebbero essere completamente coperti dall’acqua. «Un pianeta coperto dall’acqua sarebbe ovviamente un bene per gli esseri marittimi, ma offrirebbe condizioni tutt’altro che ideali per la formazione di civiltà in grado di osservare l’universo», conclude Johansen. Johansen e il suo team attendono con impazienza la prossima generazione di telescopi spaziali, che offriranno opportunità di gran lunga migliori per osservare esopianeti in orbita attorno a stelle diverse dal Sole, per continuare a cercare tracce di vita. 

Maura Sandri
Fonte: media.inaf.it

MAI UN SEGNALE RADIO "ALIENO" DESTA TANTO INTERESSE DAL 1977. DA ALPHA CENTAURI AL RADIOTELESCOPIO AUSTRALIANO


Un misterioso segnale radio dal nostro vicino “stellare” più vicino, Proxima Centauri, ed è stato “attentamente studiato” da un team di astronomi australiani a caccia di segnali alieni. Segnale alieno da Proxima B? I ricercatori del progetto Breakthrough Listen Project, un’iniziativa da 70 milioni di sterline messa in piedi per trovare la vita aliena attraverso i radiotelescopi, studiano le onde radio da aprile 2019. Proxima Centauri è a 4,2 anni luce dalla Terra e ha due pianeti confermati, un gigante gassoso simile a Giove e un mondo roccioso chiamato Proxima b nella zona “abitabile”. Il segnale è stato individuato dal radiotelescopio Parkes in Australia nell’aprile o nel maggio 2020, secondo un rapporto del Guardian, e, a differenza delle precedenti “esplosioni” radio, non è stato attribuito a nessuna fonte creata dall’uomo. È probabile che questo segnale abbia una spiegazione naturale, ma ciò non ha impedito agli astronomi cacciatori di alieni di ascoltare più da vicino di quanto farebbero normalmente. Il segnale radio più “eccitante” dal 1977 Il team dice che questo è uno dei segnali radio più eccitanti dai tempi del “WOW!”, il segnale che nel 1977 che ha portato molti a ipotizzare che ci fosse vita in una lontana civiltà aliena. Proxima b è un mondo roccioso simile alla Terra che orbita all’interno della “zona abitabile” di Proxima Centauri, che è un’area in cui l’acqua liquida potrebbe scorrere sulla superficie del pianeta. Il movimento di un “nuovo” pianeta Tuttavia, poiché Proxima Centauri è una nana rossa, la zona abitabile è molto vicina alla stella, il che significa che il pianeta è probabilmente bloccato dalle maree ed esposto a radiazioni intense, rendendo improbabile che qualsiasi civiltà sia stata in grado di formarsi, almeno in superficie. Il segnale radio è stato rilevato nella gamma di 980 MHz e gli spostamenti nella frequenza rilevati dal telescopio Parkes sono coerenti con il movimento di un pianeta. Ciò suggerisce che potrebbe essere la prova di un terzo pianeta all’interno del sistema, piuttosto che i segni di una civiltà aliena, qualcosa che i ricercatori dicono sarebbe “molto improbabile”. Pete Worden, direttore di Breakthrough Initiatives, ha affermato che i segnali sono probabilmente interferenze da fonti terrestri che non possiamo ancora spiegare. Fino ad ora, questo è stato il miglior candidato possibile con cui gli astronomi hanno dovuto lavorare per i segni di intelligenza extraterrestre – anche se come questo nuovo segnale, si sa molto poco su di esso o su cosa abbia scatenato il segnale in primo luogo. Il team di Breakthrough Listen sta attualmente preparando un documento di ricerca sui risultati, sebbene non sia stata fissata una data per la pubblicazione. Fonte: Ilaria Paoletti (ilprimatonazionale.it)